Il Vulture, un territorio ai piedi del vulcano pieno di boschi, misterioso, altero e – permettetemi – dalle mille contraddizioni, come i contrasti di colori che è facile vedere sui nostri vigneti quando il sole è molto caldo. Il celeste intenso del cielo, il grigio arido dell’argilla, il verde della macchia mediterranea.
La Basilicata, che molti chiamano anche Lucania perché secondo alcuni era definita la terra in cui sorge il sole è una contadina dalle mani livide bruciate dal sole, dal sorriso orgoglioso che sfida, ma sa accogliere con semplicità rude. La terra, le radici testarde, l’unione conquistata sono il segreto di una vera famiglia ed anche di un territorio.
Da qui, prendendo a mani nude i sassi dei vigneti  (anche loro certe volte hanno il colore del vino) è nato Likos.
Un sasso ai piedi del Vulcano, un pezzo di verde da salvare, un acino d’uva appena colto e che richiama anche foneticamente le antiche culture greche che hanno osato abitare ai piedi di un vulcano. Il Vulture è un territorio ribelle e difficile da addomesticare ma che «dona vini di grande qualità», come disse una volta mio padre.
Un vino con un grande carattere, che quasi sembra, appunto, sfidare. Il profumo non può che essere intenso. Sicuramente un protagonista che trasuda classe e che si esprime, come tutti i protagonisti, nel tempo, senza deludere.
Con la classe di Cary Grant, «è pugno di ferro in guanto di velluto», come lo ha definito Jancis Robinson.